top of page
Cerca
Immagine del redattoreStefania Pelosi Psicologa

Il mito familiare


In ogni famiglia esiste un mito familiare.

Tutte le famiglie hanno bisogno di una base mitologica per dare senso alla propria esistenza, per far sì che l’individuo si senta “qualcuno” e che venga riconosciuto dagli altri in quanto tale.

Il mito familiare è una miniera di modelli da cui attingere per assumere i diversi ruoli legati al succedersi delle fasi del ciclo vitale. "Permette una crescita cognitiva ed emotiva della persona ma allo stesso tempo comporta dei seri rischi".

Infatti, il mito si sviluppa sui vuoti, sulla mancanza o sull'incompletezza di dati che non sono sufficienti a spiegare la realtà. Il suo scopo è di supportare i bisogni emotivi dell’uomo basati sul dover trovare cause e dare risposte ai grandi temi della vita.

Si sviluppa sulle ambiguità e sul non espresso.

Proprio per questo, può creare un autoinganno, la credenza espressa può essere diversa da ciò che accade, da ciò che è reale.

Il mito può rischiare di divenire una sorta di sistema chiuso, che non permette l'integrazione di nuove informazioni, in modo diverso, la famiglia si sentirebbe minacciata da una sfida alle sue credenze e avrebbe paura per la sua stessa sopravvivenza.

Se qualcuno sfida il mito in maniera persistente ed efficace allora verrà trasformato in capro espiatorio perché il mito rappresenta l’identità della famiglia e attaccare questa... è come attaccare la propria identità personale.

Se le persone si “fondono” con il loro mito familiare questo diventerà uno schema tanto rigido da non consentire la differenziazione tra i componenti della famiglia. Si creerà un copione sempre uguale che andrà avanti di generazione in generazione. Si costruirà un libro dei debiti e dei crediti inter e intra generazionale.

Ma in concretezza, di cosa è fatto il mito?

Il mito è fatto di racconti o aneddoti familiari: storie raccontate per divertimento, con un eroismo spesso esagerato rispetto alla realtà, dove gli eroi sono sempre a un passo dalla catastrofe.

Il mito è fatto d fiabe o storie di copertura: episodi inventati e presentati come realtà come per esempio per giustificare l'assenza di un familiare.

Il mito è fatto di segreti: fatti che vengono comunicati in privato con la promessa di non farne parola con nessuno, ma poi ognuno trasmette il segreto a un altro componente della famiglia, così diventa di dominio pubblico e crea un legame tra il confidente e l'ascoltatore in una coalizione nascosta.

Il mito è fatto di leggende familiari: storie esagerate e molto pittoresche che vengono tramandate di generazione in generazione per esprimere una morale che comunica regole e obblighi della vita familiare. Queste leggende sono modellate dal narratore, rispondono alle esigenze della famiglia in modo che il racconto sia sempre consono con le credenze attuali della famiglia.

I miti riguardano la forza, la dipendenza, l'amore, l'odio, il desiderio di prendersi cura di qualcuno, di ferire. Riguardano i sentimenti collegati al sesso, alla nascita, alla morte che ogni membro di una famiglia può provare. Comprende separazione, abbandono e individuazione.

Prende in considerazione le aspettative riguardanti il matrimonio, i figli, la professione, la vita in genere di almeno tre generazioni.


Il mito è un’immagine idealizzata con una precisa funzione prescrittiva riguardo i ruoli da ricoprire, i valori da perseguire, le modalità di comportamento relazionale e le scelte da fare nella vita, tra cui la scelta del proprio partner.

Capire qual è il mito della propria famiglia, elaborarlo, accettalo per poi distanziarsi da esso in modo da farlo proprio è un dei principali passi per arrivare ad aumentare la propria autostima, per essere se stessi e non vivere sotto l’ombra delle radici della propria famiglia.

Elaborare il mito familiare è importante per la costruzione della propria identità e per creare quel senso di appartenenza a cui tutti noi aspiriamo.



Psicologa Stefania Pelosi

consulenze online, per informazioni contattarmi al 3479526978

19 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page